Co-economy

Soluzioni contemporanee per fare impresa

Una giornata di lavoro, studio e confronto

Giovedì 19 settembre 2019

SAVE THE DATE

Fare impresa prestando attenzione al territorio, alle persone, all’economia è un volano di sviluppo e di crescita per l’impresa stessa. A partire dalla nostra esperienza di impresa ibrida tra il terzo settore e il profit desideriamo condividere con altre realtà innovative, che operano a livello nazionale, una giornata di approfondimento e confronto sulle sfide e sulle soluzioni che le nuove forme di impresa emergenti affrontano quotidianamente.

In un contesto economico – locale e globale – fortemente instabile, le imprese più innovative stanno cambiando la loro modalità di produzione di beni e servizi, tenendo insieme in misura crescente la dimensione economica e quella sociale: il fare impresa guarda sempre di più al sociale non solo come elemento “accessorio” ma come “core business”. In questo quadro, si affermano sempre più dinamiche socio-economiche che si ispirano alla condivisione (co-working, sharing economy) e ad una maggiore sensibilità verso le persone, il territorio e l’ambiente (inclusive economy, circular economy). Le imprese, e soprattutto quelle più innovative, sono i principali attori di questo cambiamento.

Condiviso è nato da un percorso di progettazione allargata. Il nostro approccio imprenditoriale è fortemente dinamico: dalla interazione di molte professionalità nascono contenuti originali, collaborare a stretto contatto genera economie di scala e garantisce maggiore disponibilità di competenze, dialogare con il territorio permette di immaginare soluzioni efficaci, rimanere collegati con la dimensione internazionale ed europea in particolare ci consente di avere uno sguardo di ampio respiro sulle dinamiche innovative. Condiviso è partner di un gruppo di lavoro che, nell’ambito di un Progetto Erasmus+, SCC, sta sistematizzando e creando un network di spazi collaborativi a livello europeo.

Per condividere e mettere a frutto queste molteplici esperienze, abbiamo immaginato una giornata strutturata in due momenti: il primo per offrire un’esperienza pratica di studio e scambio di buone pratiche e scenari futuri  tra realtà imprenditoriali che basano il loro lavoro su dinamiche collaborative, attive sul territorio nazionale, grazie ad un percorso di facilitazione; il secondo di ispirazione, grazie alla partecipazione di esperti di economia collaborativa, rigenerazione urbana, trasferimento tecnologico, social innovation e creative learning.

L’iniziativa è organizzata in collaborazione con LegaCoop, 4Form, Genera.

A breve il programma completo.

Food Tech

Il seguente articolo è stato pubblicato sul blog 6memes del gruppo MAPS. Qui l’articolo originale.

Da qualche mese, grazie alla piattaforma Web Distilled, monitoro cosa viene pubblicato nel mondo intorno al tema del Food Tech, ovvero le tecnologie applicate al settore agroalimentare. Un argomento estremamente sentito -specialmente nel mondo anglosassone (il 78% dei contenuti sono in inglese contro un 22% in italiano) – e principalmente collegato a soluzioni tecnologiche in campo agricolo o nella trasformazione alimentare, ad applicazioni e strumenti di comunicazione contro lo spreco o a supporto di politiche per combattere la fame nel mondo, oltre ai moltissimi articoli che riportano statistiche e investimenti milionari per startup innovative.

Non troppo virali o centrali nel dibattito, ma abbastanza presenti da farsi notare – specialmente negli articoli pubblicati in lingua italiana – compaiono espressioni come “democrazia”, “tradizione” e “sostenibilità”. Segnali deboli – in termini di frequenza e di viralità su media, new media e social – ma certamente molto potenti quando si va ad approfondire.

Cominciamo con “democrazia”, ne parla su NOVA de Il Sole 24 Ore – nel blog Feed the Future, letteralmente “nutrire il futuro” – Sara Roversi, imprenditrice, appassionata di food e di social innovation, illustrando un futuro scenario economico – la Imagination Economy – dove cooperazione, dialogo e innovazione diventano gli ingredienti fondamentali per costruire un futuro più prospero e sostenibile con una particolare attenzione alla lotta allo spreco e a nuovi modelli diproduzione, anche alimentare.

In un intervento alla Camera dei Deputati, ne parla anche Vandana Shiva, scienziata attivista e ambientalista indiana, presidente di Navdanya International, in Italia per il lancio della Campagna globale “Poison-free Food and Farming 2030 – Cibo e Agricoltura liberi da pesticidi 2030”. Sottolinea come api, farfalle, scarafaggi e altri insetti stiano scomparendo a causa di pesticidi e veleni chimici e che, se non cambiamo i nostri modi di produrre
cibo, gli insetti nel loro insieme andranno in estinzione in pochi decenni, rendendo sempre più critica la vita sulla terra. Il contenuto gira nei social italiani grazie ad un tweet di @Beppe_Grillo – “Quando si parla di #agricoltura
non si parla mai solo di #cibo, ma di #futuro, di #democrazia e di #libertà” – diventato abbastanza virale, un po’ per la forza del messaggio e un po’ per i numerosi commenti successivi, spesso di tutt’altro stile (“Bene. Allora vai a zappare la terra!!!”).

Nella ricerca su quanto si dice su futuro e innovazione di cibo e alimentazione, trovano pochissimo spazio contenuti riguardanti la tradizione o la salvaguardia dei piatti tipici. Per questo motivo, saltano all’occhio messaggi del tipo “stendere la sfoglia col mattarello e ammirarne la sottigliezza e la trasparenza in controluce è un gesto che dà soddisfazione e aumenta l’autostima” e “il fattore umano sarà sempre rilevante”. Amaro Montenegro – in collaborazione con il Future Food Institute – questa primavera ha lanciato una call for ideas dal titolo “#humanspirit” per andare alla ricerca dei “maker della convivialità del futuro”. Un contest in cui creatività e tecnologia puntano a rafforzare lo spirito di coesione tra le persone, anche durante la degustazione di spirits & cocktail.

Sulla filiera “tradizione e innovazione”, un altro marchio leader nel mondo concentra la sua comunicazione e visione, si tratta dell’Acqua San Pellegrino che, per i suoi 120 anni di attività, ha ospitato l’evento Food
Meets Future
(il cibo incontra il futuro), nella convinzione che il futuro della gastronomia abbia bisogno di comunità e talento, di agire in maniera responsabile e inclusiva, di ispirazione e creatività. Nel frattempo Mastercard ha inaugurato a Roma il primo bistrot cashless. Punto cardine del nuovo ristorante è un tavolo interattivo touch, progettato appositamente per navigare tra le ricette e le curiosità della cucina tradizionale romana, ordinare piatti, e infine pagare senza dover andare alla cassa.

Nelle ultime settimane, infine, hanno raggiunto una discreta viralità due notizie molto diverse tra loro che mettono al centro il tema della sostenibilità ambientale e non solo. È di Repubblica il servizio sulla “eco-polpetta”, finalmente sbarcata anche in Italia, grazie a Viviana Veronesi, titolare del Bistrot Paulpetta di Monza, che ha mosso mari e monti per fare arrivare dagli Usa in Brianza la famosa “impossible meat”, preparata esclusivamente con ingredienti vegetali come proteine di piselli, olio di cocco, fibre di bambù. Obiettivo del progetto milionario – la casa madre americana ha tassi di crescita vorticosi – è salvare gli animali e salvare il
pianeta, senza rinunciare alla bontà di un appetitoso hamburger.

La seconda notizia per viralità è stata lanciata da GreenMe, testata online d’informazione su tematiche green, e riguarda la Grande Muraglia Verde africana. Un progetto iniziato nel 2008 che oggi coinvolge più di 20 paesi della regione sahelo-sahariana nella realizzazione di una “muraglia di alberi” lunga 8.000 km e larga 15 km. Sebbene sia attualmente completato solo per il 15%, il progetto ha già avuto un impatto molto importante sui paesi coinvolti: in Nigeria sono stati ripristinati 5 milioni di ettari di terra degradata, in Senegal sono stati piantati alberi resistenti alla siccità su circa 12 milioni di ettari, in Etiopia sono stati ripristinati 37 milioni di ettari di terreno.

Indagare su quanto viene detto e scritto su cibo e futuro sposta la nostra visione dal frigorifero di casa alle grandi sfide del pianeta.

L’articolo si basa sulle informazioni raccolte grazie alla piattaforma di analisi semantica Web Distilled che è stata impostata in italiano e inglese per analizzare tutte le fonti, nazionali ed internazionali, disponibili – i social media, il web, i blog e le testate giornalistiche online, la carta stampata, le trasmissioni radio e tv digitalizzate – intorno al tema del cibo e del futuro, inteso come innovazione, tecnologia, nuovi stili di vita. Il monitoraggio è attivo dal primo gennaio 2019.

La piattaforma in questi mesi ha raccolto più di 21.000 contenuti tra articoli, blog, post e trasmissioni radiotelevisive. Il 78% sono in lingua inglese e il 22% in italiano. La maggior parte dei contenuti è stata pubblicata online (80,7%), seguono i social con il 16,6% e carta stampata, radio e TV con il 2,7%. Il 16% dei contenuti complessivi cita le “startup”, oltre il 23% collega il food tech alla sostenibilità.