big data e smart body

Sara di Paolo, presidente di Condiviso e socia di Words, ha intervistato Giuseppe Franceschelli di Maps Group e Maurizio Sala di Igoodi; durante la conversazione si è parlato di come utilizzare informazioni e tecnologia per fare business.

Big data” è probabilmente l’espressione più citata quando si parla di digitale. Con questo termine si intende un insieme ampissimo di dati tale da necessitare di tecnologie avanzate per gestirlo. Grazie ai big data possiamo avere a disposizione moltissime informazioni che permettono, se gestite e analizzate correttamente, di creare nuovi campi imprenditoriali, ma anche di semplificare la nostra vita. Ma proprio perché la mole dei dati nel mondo è enorme e continuamente in crescita, il problema che oggi si pone è “come estrarre le pepite d’oro nascoste sotto montagne di dati” (The Economist) e come utilizzarle al meglio nel business.

Giuseppe Franceschelli lavora in Maps Group, un’azienda specializzata nella gestione di big data e nella costruzione di sistemi che consentano di “distillare le pepite” per creare dei percorsi digitali. Giuseppe racconta come Maps Group abbia deciso di operare nei settori in cui la gestione dei dati può portare maggiori vantaggi verso il mercato e la popolazione.

Uno dei campi di interesse è, per esempio, il settore della sanità, in cui la sfida è elaborare modelli digitali ottimali che rendano, da un lato, più facile e piacevole il viaggio di un paziente all’interno di una struttura sanitaria, e che creino, dall’altro, le condizioni migliori in cui il personale sanitario possa svolgere il proprio lavoro.

Un altro ambito in cui Maps Group ha concentrato i propri sforzi è quello della digitalizzazione necessaria per la gestione di produzione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica. La transizione ecologica prevede un passaggio dall’energia prodotta con carbon-fossile a tipi di energia che sono definite “green”, rinnovabili. Le energie rinnovabili però hanno una caratteristica: sono impulsive e non programmabili. Per questo motivo, per far sì che il sistema sia stabile (che l’energia presente in ciascuna presa elettrica sia sempre la stessa), è necessario operare un bilanciamento energetico. Bisogna che ci sia un software che operi per coordinare e orchestrare i dati prodotti dai vari impianti che immettono energia elettrica sulla rete distributiva in modo che chiunque possa utilizzarla in maniera stabile.

Maurizio Sala, CCO di Igoodi, ha introdotto un nuovo data set, il corpo umano. Igoodi è una start up nata nel 2015 ed è la prima avatar factory italiana, una company di alta tecnologia specializzata nella digitalizzazione del corpo umano. L’obiettivo è riportare nel digitale il corpo umano reale con tutte le sue unicità per creare un avatar che sia la riproduzione fedele del corpo, sia dal punto di vista dell’immagine fisica, ma anche dal punto di vista dei dati biometrici e antropometrici.

Le applicazioni che possono avere gli avatar digitali sono molteplici e in parte ancora da scoprire: dallo shopping al gaming online, ma anche, grazie ai dati biometrici, avere informazioni sul wellness index che possono essere utilizzate con finalità dietetiche alimentari o per percorsi di allenamento. Un altro grandissimo campo di applicazione è quello riguardante gli aspetti medici sanitari, dall’ortopedia alla riabilitazione motoria.

L’idea che sta alla base del progetto di Igoodi è quella di semplificare la nostra vita digitale: in un mondo sempre più tecnologico nel quale si svolgono in rete moltissime attività quali, per esempio, lavoro, relazioni e acquisti, l’unico aspetto che mancava era il corpo. Igoodi risponde proprio a questa esigenza e cerca di portare il corpo di ciascuno di noi, con le sue unicità, nel digitale.

Entrambe queste storie sono testimonianza di una transazione digitale in piena corsa che da nuovi data set trova nuovi mercati e nuove opportunità per le persone.

Questa intervista si è svolta nella cornice di UMANESIMO DIGITALE, l’incontro annuale organizzato da Condiviso. Per saperne di più leggi la news relativa all’evento.

cyber security e marketing

Raffaele Mastrolonardo, giornalista e socio fondatore di Effecinque, ha intervistato Luca Busi, fondatore e amministratore delegato di Gmg Net, per capire come le aziende si devono rapportare al tema della sicurezza informatica e come questa si lega con il marketing.

In un mondo in cui la tecnologia gioca un ruolo fondamentale, per le aziende non ci sono solo grandi opportunità ma anche grandi rischi. La cyber security è un tema sempre più attuale che in pochi anni ha superato la barriera invisibile che separa un argomento di nicchia, per addetti ai lavori, da un argomento da prima pagina dei giornali o da apertura dei tg.

Sempre più spesso sentiamo parlare di cyber security, ma siamo portati a pensare che sia una problematica che riguarda casi grossi ed eclatanti e che non possa succedere nulla di simile a individui e piccole e medie imprese che sono relativamente piccole e relativamente poco conosciute. Questa sensazione è abbastanza diffusa ma è ingannevole. Bisogna considerare che i cyber criminali non sono interessati alle piccole realtà per i loro dati, ma sono interessati alle vulnerabilità che queste esprimono verso internet perché possono essere utilizzate per veicolare attacchi verso terzi. È quindi un’idea erronea credere di non poter essere violati, per questo la cyber security deve essere considerata un problema che riguarda chiunque agisca sul mercato. 

Il problema di sicurezza è reale e la portata del pericolo consistente. Ottobre 2021 è stato il mese della cyber security e in questa occasione sono uscite molte statistiche che hanno rilevato una situazione preoccupante per l’Italia. Il nostro paese è il secondo a livello europeo per numero di attacchi, dato che ha subito un aumento del 36% rispetto all’anno scorso.

Anche le piccole realtà devono iniziare a pensare a come proteggersi per far sì che diminuisca complessivamente il numero di attacchi e si crei intorno a loro un ecosistema digitale più sicuro.

Bisogna anche considerare che ogni azione di marketing che le aziende mettono in campo, aumenta da un lato la visibilità online verso potenziali nuovi clienti, ma dall’altro aumenta anche la visibilità verso possibili attacchi informatici. Per questo motivo ogni processo di marketing dovrebbe sempre essere affiancato da un processo di cyber security che valuti i rischi e metta in atto rimedi per evitare situazioni spiacevoli.

La conclusione è che la cyber security non è più solo necessaria ma è diventata fondamentale. Tutte le aziende devono proteggersi dai possibili attacchi perché la sicurezza del singolo contribuisce a creare un ecosistema digitale sicuro in cui piccole e medie imprese non possono venire strumentalizzate per creare danno a terzi.

L’intervista di Raffaele Mastrolonardo a Luca Busi è avvenuta durante la giornata organizzata da Condiviso, UMANESIMO DIGITALE. Per avere più informazioni leggi la news dell’evento.

 

Rapporto Clusit Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica:

2021

2022

Il digitale per il b2b

Claudio Fogliato, socio fondatore di Webvisibility ha intervistato Luigi Wilmo Franceschetti, Co-owner di Saccheria F.lli Franceschetti e Co-Founder e CEO di ELI WMS, sul tema dei vantaggi che porta la digitalizzazione applicata al B2B.

La Saccheria F.lli Franceschetti è un’azienda di Brescia che dal 1970 si occupa della produzione e della commercializzazione di big bags, contenitori bianchi flessibili dalle svariate applicazioni, dal settore chimico, a quello agricolo, postale, ecc. L’azienda ha una tradizione familiare e opera in una filiera molto tradizionale, ma nonostante ciò Luigi Wilmo Franceschetti, insieme alla cugina e co-owner Luisa Franceschetti, ha deciso di puntare su soluzioni digitali e innovative per la sua azienda, che gli hanno portato grandi benefici e soddisfazioni.

La prima delle soluzioni digitali introdotte è stata l’apertura dell’e-commerce della saccheria, il quale ha permesso di spostare online una parte di clienti, quelli “noiosi” che comprano un prodotto standardizzato o i piccoli clienti. Questo nuovo tassello aggiunto al business aziendale ha migliorato e ampliato il processo di vendita e ha permesso ai venditori di concentrarsi sulle transazioni custom che richiedono, ancora per il momento, una relazione con il pubblico.

La seconda innovazione digitale è ELI WMS, un software nato dalla necessità dell’azienda di gestire in modo ottimale il suo imponente magazzino (la Saccheria gestisce circa 250 container al giorno con 48000 pallet). È per andare incontro a questa necessità che è nata ELI WMS, ad oggi una società a sé stante apprezzata in tutto il mondo. Infatti, è stata pubblicizzata da Google USA sul Financial Times e altre importanti riviste come caso di PMI innovativa che ha saputo utilizzare i tools di Google per creare un software in cloud di gestione della merce.

Sia l’introduzione dell’e-commerce che di ELI WMS sono testimonianza di come si possono trarre benefici importanti nel B2B quando si investe sulla digitalizzazione dei processi. Infatti, grazie ad automazione e digitalizzazione si riesce a risolvere un problema di ripetizione e così facendo si libera la creatività.

L’intervento di Luigi Wilmo Franceschetti si è tenuto all’interno di UMANESIMO DIGITALE, l’incontro annuale organizzato da Condiviso. Vuoi saperne di più? Leggi la news

Scopri di più su ELI WMS e sulla Saccheria F.lli Franceschetti.

PNRR

Iacopo Avegno, vice Direttore Generale della Presidenza della Regione Liguria, ci ha spiegato in cosa consiste il PNRR e quali e quanti sono i suoi obiettivi.

PNRR significa “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”: la ripresa è quella auspicata a partire dalla crisi economica e sociale dovuta al Covid-19, la resilienza riguarda l’Italia e la sua capacità di rilanciarsi e ripartire. Si tratta di un piano studiato a livello centrale, ma che coinvolge molto anche la nostra regione. La Regione Liguria sarà protagonista del PNRR non tanto per la gestione dei fondi, quanto nell’aiutare le aziende liguri, soprattutto piccole e medie imprese, a organizzare questi fondi e a poterne usufruire. Quindi, cos’è il PNRR?

Parlare del PNRR è complesso perché si tratta di un ambizioso progetto europeo, forse la più grande sfida che questo paese abbia avuto l’occasione di affrontare in tanti anni; si parla di 191 miliardi di euro prestati o regalati dall’Unione Europea all’Italia, a cui il nostro governo ha aggiunto fondi per circa una trentina di miliardi. Sono cifre incredibili e oltre la nostra comprensione.

Il programma ha il tipico stile europeo: milestone, obiettivi, tempi molto definiti, stile e scadenze chiare (spendere tutto nelle iniziative previste entro il 2026) per fare investimenti.

Il PNRR si occupa sia di interventi finanziari che di riforme che devono essere attuate dal governo per raggiungere gli obiettivi prefissati. Mentre le riforme riguardano temi trasversali (inclusione sociale, parità di genere e dei giovani, ecc.), il piano di intervento finanziario si articola al suo interno in 6 macroaree di intervento: l’innovazione e la digitalizzazione, a cui sono destinati il 20% dei fondi, la transizione ecologica a cui spetta il 37%, le infrastrutture non stradali, il lavoro (dentro cui è presente il Programma GOL volto al potenziamento e l’upskilling delle persone e all’accesso al lavoro), l’inclusione sociale e la sanità.

Per scendere nel dettaglio sulla prima missione, digitalizzazione e innovazione, che ci riguarda più da vicino, questa contiene in sé anche i temi della cultura e del turismo. L’investimento che può interessare alle piccole e medie imprese consiste in una serie di crediti d’imposta e di facilitazione al credito e all’investimento e fondi rotativi, inseriti specialmente nel turismo e nell’industria 4.0.

L’investimento della prima missione è fatto con la prospettiva di trasformare il modo in cui si fa impresa, digitalizzando i processi delle imprese stesse che, nel sistema italiano, dove ci sono tante PMI, fanno fatica a stare dietro ai processi d’innovazione. Il PNRR deve quindi investire per far sì che i sistemi delle imprese si possano innovare e possano quindi digitalizzarsi. Un esempio? L’e-commerce.

Il PNRR è stato concepito in maniera molto centrale e verticistica e purtroppo non molto partecipata: ogni ministero ha le sue componenti nell’ambito delle quali si decide se fare bandi rivolti alle imprese, se fare dei bandi rivolti a enti locali, se scegliere soggetti attuatori, come le regioni, che a loro volta fanno i bandi, o se ripartire i fondi. Nella definizione del programma e degli obiettivi strategici non c’è stato il coinvolgimento del territorio, ma sono state fatte scelte verticali dai governi, in parte da quello Conte e poi riviste da quello Draghi. Essendoci questa massa di denaro che si manifesterà sotto forma di bandi, i territori dovranno saper esprimere progettualità senza aspettare che arrivi il bando per avere il progetto, bisognerà quindi farsi trovare pronti.

In Regione Liguria è stato creato un gruppo di lavoro chiamato RADAR PNRR (iscriviti qui alla newsletter) il cui obiettivo è supportare le aziende liguri informandole sugli elementi che compongono le occasioni proposte dal PNRR. Come funziona questa task force?

L’idea è cercare di capire in anticipo le opportunità e mobilitare il territorio affinché sia pronto a questo intervento. Gabriella Drago (direttrice del Dipartimento Sviluppo Economico della Regione e coordinatrice della prima missione) insieme all’Assessore allo Sviluppo Economico Andrea Benvenuti hanno colto il tema della necessaria propositività del territorio e hanno creato il servizio RADAR, una newsletter per ascoltare e interagire con il partenariato sociale e le imprese e poter anticipare i bandi.

Qual è il ruolo del governo? Il lavoro del governo consiste sostanzialmente nel prendere un bando già esistente, ma con fondi limitati, e farlo crescere economicamente aumentandone i fondi grazie ai finanziamenti del PNRR. Quindi, in generale, ci sarà più spazio per ottenere finanziamenti a cui prima era più difficile accedere.

Ci saranno anche linee di investimento nuove, come le importanti misure sul turismo, fattore che in Liguria ha un grande peso, che potranno fare da volano per le nostre imprese turistiche; mentre relativamente all’argomento cultura, ci saranno progetti sui borghi e progetti mirati alla scuola inseriti nell’ambito della riqualificazione urbana.

La competizione sarà molta, se i territori saranno bravi nel fare rete, nell’essere propositivi e nel presentare idee e progetti che avevano già in cantiere, avranno più probabilità di accedere ai finanziamenti in arrivo.

Questo intervento di Iacopo Avegno è avvenuto all’interno di UMANESIMO DIGITALE. Leggi la news per sapere di più su questo evento organizzato da Condiviso.