La nuova sede di Condiviso

Ristrutturare l’ ufficio in cui si lavora è un compito molto complesso, è un po’ come iniziare con i propri colleghi una relazione “intima”. Bisogna infatti prima conoscersi, studiarsi, incontrarsi possibilmente anche fuori dal contesto lavorativo, sapere il più possibile su tutti, poi discutere, confrontarsi per verificare se le idee proposte, riassunte sulla carta in schizzi e trasformate in progetto, sono soluzioni realistiche, perseguibili e realizzabili.

Committenti quali project manager, consulenti ICT e consulenti startup, avvocati, segretaria amministrativa, developer, marketing manager, fotografi, art director, sysadmin, lighting designer, communication manager si sono personificati in un’unica figura la cui richiesta era: realizzare un luogo di lavoro dove tutti si sentono a proprio agio, si riconoscono e, varcando la soglia della sede, pensano: ”che bello lavorare qui ”.

La nostra ristrutturazione è stata un progetto ambizioso, preceduto da riunioni e da interviste individuali mirate a conoscere le esigenze di ciascuno di noi, le necessità, le abitudini, i desideri, a capire cosa era per noi indispensabile e a che cosa potevamo rinunciare in cambio della condivisione di uno spazio e di un lavoro.

Da queste indagini è emerso che la maggior parte di noi desiderava che nella nostra sede fosse presente uno spazio adatto a ricevere dei bambini, che fossero i nostri figli o quelli dei nostri clienti, altri invece necessitavano di una sala d’aspetto e di un ufficio che comprendesse una sola postazione di lavoro, altri di avere la possibilità di portarsi il cane in ufficio senza disturbare o interferire negli spazi altrui. Volevamo un “angolo” laboratorio dove poter fare dei lavori manuali. Tutti desideravamo un luogo dove mangiare insieme, ricevere un cliente davanti ad un tè o ad un caffè, avere un luogo dove potersi distrarre e mangiare qualcosa, una cucina o qualcosa del genere. E poi, perché no, anche un divano.

Da queste considerazioni, esigenze, necessità, sogni, lo spazio architettonico ha preso forma in modo “naturale”, apparentemente spontaneo.

È nato così un progetto complesso ed articolato che comprende una saletta d’attesa che può ospitare anche delle riunioni ed è adatta a ricevere bambini, due uffici personali, un ufficio che ospita cani e padroni con ingresso separato, uno spazio che prevede circa 60 posti a sedere e si presta ad organizzare eventi e conferenze, una sala riunioni, una cucina che tra breve sarà auto-costruita, un open space che comprende 12 postazioni di lavoro e che richiede un forte senso civico (dovendo parlare a bassa voce, silenziare la suoneria del telefono mobile e rispondere al cellulare sul terrazzo che fortunatamente si affaccia su un panorama suggestivo).

Parte dell’arredo interno è un assemblaggio di mobili provenienti dai nostri precedenti uffici che come pezzi di un puzzle sono stati prima selezionati e poi collocati, sistemati, riusati alcuni riadattati.

Il contesto in cui si trova l’immobile, la tipologia del contenitore, è stato fondamentale e stimolante per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissata: da una parte soddisfare il più possibile le esigenze espresse dai miei soci, dando priorità a quelle ricorrenti e a quelle irrinunciabili, dall’altra portare all’interno il meraviglioso paesaggio marino che ci circonda, aprendo il più possibile lo spazio e creando lunghi campi visivi, visuali, che per raggiungere il mare, la darsena, possono attraversare più ambienti.

La sede di Condiviso è tutto questo, il nostro ufficio è la sintesi, l’espressione di ciascuno di noi, ognuno ha contribuito alla sua realizzazione e attraverso le interviste private ho cercato di cogliere la parte migliore di tutti i suoi “abitanti” per poi trasformarla in spazio, in luogo di lavoro, di incontro.

Ilmemory del Porto di Genova

È un gioco? Sì! Ma è anche il risultato di un percorso di contaminazione culturale che ha coinvolto più di 120  bambini dai 4 ai 5 anni di due scuole d’infanzia comunali (insieme alle maestre, alla coordinatrice pedagogica, alle funzionarie, al personale ausiliario) e l’Autorità Portuale di Genova.

I bambini devono conoscere la città in cui vivono e il porto è una componente essenziale.

L’identità e il senso di appartenenza (valori indispensabili per  l’equilibrio di ciascuno di noi) si costruiscono e si alimentano nelle relazioni con gli altri e con l’ambiente in cui si vive e si sviluppano attraverso atti di amore, di reciprocità, di apprendimenti.

Conoscere, vedere, emozionarsi, toccare, ascoltare, ridere, sorridere, dire, chiedere, confrontarsi: tutto questo è stato fatto durante il giro in battello per visitare il porto di Genova e il comandante dei Piloti del Porto rispondeva a tutte le loro domande. Poi, al rientro a scuola, hanno ripensato all’esperienza, ragionato su tutto quanto avevano visto e hanno disegnato. Da quei disegni e da quel percorso è nato il Memory del Porto di Genova.

Ma perché il memory? Il memory è un gioco  di logica che attraverso la ricerca di coppie uguali  sviluppa la memoria  ed aumenta l’attenzione: il bambino deve ricordare la posizione delle tesserine e per farlo deve  mettere  in atto delle competenze procedurali ma poiché le tessere cambiano posto continuamente  deve modificare le sue ipotesi (e la sua strategia)  in base alle mosse dei compagni. Siccome viene giocato da più persone contemporaneamente abitua ad aspettare il  proprio turno e di quello degli altri giocatori,  favorendo così l’acquisizione delle regole di cooperazione e il rispetto.

TEDx Genova

La scorsa estate ci hanno chiesto di partecipare alla prima edizione di TEDx a Genova ed all’invito abbiamo risposto con quello stesso entusiasmo che l’organizzatore ci ha manifestato parlando di un progetto che si poneva l’obiettivo di aprire le menti dei genovesi: lo stesso che da anni perseguiamo ideando e realizzando eventi.

Sono ormai quattro anni che con perseveranza individuiamo location inedite a Genova, luoghi abbandonati, dimenticati e con passione li allestiamo con contenuti speciali, elementi di arredo, illuminazione, opere di design, di arte e di artigianato, saperi e sapori per presentarli al pubblico come eventi indimenticabili.

La nostra ricerca è allestire un luogo dove tutti trovino qualcosa che gli appartenga, li gratifichi, li stupisca. Ci piace sognare e realizzare ciò che vediamo ad occhi chiusi.

La partecipazione a TEDx ci ha imposto di riflettere su ciò che abbiamo realizzato negli anni, sicure di non essere le uniche a veder crescere questa città, tant’è che nell’arco della giornata si sono susseguiti interventi di eccellenze che hanno portato affascinanti ed emozionanti testimonianze del loro mondo. Abbiamo concluso la giornata pervase da entusiasmo ed energia positiva, confidando che, oggi, Genova sia pronta ad accogliere e comprendere un concetto di lavoro innovativo a 360 gradi.

Quando ci hanno invitate a partecipare a TEDx e ci hanno chiesto di presentarci abbiamo pensato di fare nostre le parole di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, perché abbiamo capito, anche attraverso questa esperienza, che cerchiamo di essere il cambiamento che desideriamo si realizzi a Genova.