miomio.bio pitti bimbo

La moda bimbo e il kids lifestyle riuniti al Pitti Bimbo per rispondere creativamente alle complessità del mercato. Grande qualità e internazionalità dei buyer arrivati, per un’edizione all’insegna della ricerca e dell’attenzione ai temi dell’ambiente e della sostenibilità.

Un progetto nato in Condiviso, MIOMIO.BIO, ha partecipato nella sezione ECOETHIC, dal cuore veramente green, attenta ai materiali, alla produzione etica, alla sostenibilità.

MIOMIO.BIO è infatti un progetto creativo che propone abiti per bambini in tessuti di cotone biologico, interamente prodotti in Italia, con un processo sartoriale artigianale di alta qualità. Un progetto attento alla sostenibilità ambientale, culturale ed economica, alla provenienza dei materiali e al benessere delle persone che li lavorano.

Pitti Bimbo conferma ancora una volta il successo della sua vocazione sperimentale, all’insegna della ricerca estesa a tutti gli ambiti dell’universo del bambino, e della sua forte dimensione internazionale, su entrambi i lati del mercato – espositori e compratori.

Progetto Extra

Condiviso è partner del progetto Extra, co-finanziato dal Programma Interreg Marittimo italia-Francia, volto al rafforzamento del mercato del lavoro transfrontaliero tramite l’organizzazione di esperienze lavorative innovative e ad alto impatto sociale presso imprese o enti situati nelle zone di cooperazione.

I beneficiari di questo progetto formativo sono 30 giovani italiani e francesi che potranno usufruire di 30 borse di mobilità professionale di 6 mesi:  esperienze lavorative all’interno di 30 imprese o organismi pubblici e privati coinvolti in progetti finanziati da Interreg Marittimo, per potenziare le competenze nell’ambito della progettazione europea.

20 dei 30 posti disponibili sono destinati a ragazzi italiani che, tra febbraio e agosto 2020, avranno la possibilità di effettuare un tirocinio retribuito di 6 mesi presso un ente o un’impresa francesi con sede in Corsica o Francia del Sud e accederanno ad alcune sessioni di formazione ad hoc.

Il progetto ha uno sviluppo suddiviso in 4 fasi:
la capitalizzazione di EMVOI-EU Project Manager Certification;
la selezione dei partecipanti, entro il 31 dicembre 2019;
l’analisi dei fabbisogni professionali degli enti che ospitano i tirocini;
il monitoraggio della mobilità e certificazione delle competenze dei partecipanti.

Al termine del percorso verrà rilasciato ai partecipanti il certificato EUROPASS, valido a livello europeo, per poter esercitare il ruolo di Project Manager Coordinator di progetti europei, ovvero un soggetto esperto di progetti europei per gli spazi transfrontalieri. Questa figura professionale gestirà tutto il percorso di “creazione” di un progetto partendo dall’avvio, passando per la pianificazione, la progettazione, l’esecuzione e il monitoraggio, e concludendo con il controllo e la chiusura del progetto.

Progetto SCC

SCC (Sharing, Collaboration, Cooperation) è un progetto europeo co-finanziato dal Programma Erasmus+, che conta 8 partner con sede in Europa o Canada.

Si tratta di una partnership strategica che unisce spazi di co-working, istituzioni d’istruzione superiore, comunità dell’innovazione, network internazionali e umbrella organization, con l’obiettivo generale di stimolare lo sviluppo di spazi collaborativi per l’innovazione e anticipare la transizione verso una società digitale.

Gli obiettivi specifici sono: supportare la trasformazione di spazi di co-working in spazi collaborativi, promuovere la creazione e la sistematizzazione del flusso lavorativo tra spazi di co-working, HEIs e comunità dell’innovazione e sviluppare metodologie atte all’organizzazione delle partnership educative trans-settoriali, incorporando cooperazioni transnazionali e mobilità internazionale.

SCC mira inoltre allo sviluppo di un ecosistema di multistakeholder attorno a spazi collaborativi, e per farlo sono state progettate diverse attività in modo da coinvolgere, in tutte le fasi del progetto, tutte le organizzazioni partecipanti [due sessioni di apprendimento transnazionali per professionisti coinvolti nella creazione e nello svilupppo di spazi collaborativi – uno nei paesi Baschi presso Mondragon University e uno in Italia presso Impact Hub Florence; eventi locali per testare gli output intellettuali in condizioni di vita reale, con l’ambizione/la volontà di sperimentare l’istituzione/la creazione/lo sviluppo di spazi collaborativi in 4 territori pilota (Italia, Belgio, Francia e Spagna)].

Il progetto è iniziato nel settembre del 2018 e terminerà nell’aprile 2021. Sul sito di progetto sono pubblicati gli intellectual output del progetto.

Insieme a Condiviso, i partner del progetto sono Cooperatives Europe, Lama Agency, Tazebaez, Mondragon University, OuiShare Quebec, Febecoop, ESS’Pace. Collaborano al progetto anche l’Università di Genova e KU Leuven.

Progetto Co.Di.C.E.

Co.Di.C.E., ovvero Connessioni di Comunità Educanti, è un progetto di sistema, di cui siamo orgogliosamente partner, che si occupa del contrasto alla povertà educativa minorile nell’area metropolitana di Genova e su tutto il territorio compreso fra Arenzano e Rapallo.

Fra i protagonisti e i beneficiari di questo progetto ci sono molte realtà: 10 Istituti comprensivi, 1600 studenti, 600 famiglie, 150 insegnanti, 20 assistenti sociali, 10 Enti di Privato Sociale, 4 Comuni (Genova, Sori, Rapallo, Arenzano), Regione Liguria e Alisa (Azienda Ligure Sanitaria).

La povertà educativa è purtroppo un fenomeno molto diffuso ed è obiettivo di questo progetto contrastarla attraverso diverse attività, svolte da educatori, volontari, insegnanti, genitori e bambini, che si articolano in:

formazione e attivazione del facilitatore di comunità educante;  rigenerazione urbana e cura dei Beni Comuni;
laboratori a sostegno allo sviluppo delle competenze digitali;
percorsi su affettività e competenze relazionali.

Il progetto mira a ridurre le disuguaglianze educative in particolare grazie all’azione dei facilitatori. Questa figura ha il compito di creare una connessione fra le diverse agenzie educative, permettendo lo sviluppo del senso di comunità sul territorio e l’integrazione delle azioni di supporto con proposte di socialità, scambio e raccordo tra famiglia, scuola ed extra-scuola.

Il nostro ruolo all’interno di Co.Di.C.E. è quello di potenziare le competenze degli educatori nell’ambito dello storytelling, del web e della comunicazione online. Le prime sessioni di formazione che si sono svolte presso la nostra sede hanno infatti riguardato l’utilizzo del digitale per lo storytelling, le tecniche di scrittura web e social e i linguaggi della fotografia e del video, ma anche gli strumenti per insegnare il coding ai bambini. In questo modo gli educatori potranno a loro volta proporre nelle classi laboratori utili e soprattutto divertenti.

Il progetto è sostenuto dall’Impresa Sociale “Con I Bambini”, organizzazione senza scopo di lucro, che ha come obiettivo l’attuazione dei programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Pesto Ponte Morandi

Un anno di analisi su quanto e come emerge l’immagine di Genova mette in risalto un fatto anomalo e al tempo stesso una grande opportunità di comunicazione. Genova possiede due messaggeri, il primo con contenuti negativi (che però stanno virando al positivo), il Ponte ex Morandi e il secondo decisamente positivo, il Pesto, che direttamente o indirettamente ricorda la Liguria ma parla sempre di più inglese.

Due messaggeri portano in giro il nome di Genova in Italia e nel mondo, nel bene e nel male, a torto o a ragione, propriamente o meno. Si tratta di migliaia di informazioni, di citazioni, di suggestioni, anche di strafalcioni, come nessuna altra città al mondo può vantare, almeno negli ultimi anni. I due messaggeri sono il Pesto che nel 2019 ha viaggiato alla velocità media di 500 clip al giorno (messaggi, articoli, news e trasmissioni radio-TV) e il Ponte Morandi che quest’anno, anche se in netto calo come è ovvio rispetto al 2018, continua ad interessare con un volume di oltre 300 clip giornaliere. Nel primo caso è necessario fare un po’ di tara perché il successo del Pesto alla Genovese (nella comunicazione ha superato i tradizionali sughi a base di pomodoro) ha fatto sì che molte salse di nuova invenzione venissero pubblicizzate come “pesti” (alle melanzane, agli zucchini, alle carote, il pesto vegano, ecc.) e, anche se l’esplicita espressione di “Pesto Genovese” non è frequente (30% circa), la sua terra di origine è quasi sempre data per scontata, soprattutto quando c’è il basilico. Va da sé che non si tratta sempre del Pesto che noi conosciamo, con gli ingredienti canonici del Campionato Mondiale che si tiene a Palazzo Ducale ogni due anni, ma tant’è, migliaia di volte durante l’anno, sempre a Genova e alla Liguria va il pensiero. Il Pesto è il messaggero positivo di Genova anche quando fa brutte figure come ad esempio a Singapore a novembre o in tutta la Francia a Natale (migliaia di confezioni di un grande marchio industriale ritirate a causa di anacardi non dichiarati). Il Pesto con il basilico richiama il buon gusto, la qualità della vita, la cultura alimentare italiana. Il gran numero di messaggi è dovuto a ricette su ricette in cui si consiglia di usarlo ovunque in cucina (21.000 messaggi nel 2019 lo hanno celebrato sulla pizza, negli Stati Uniti è diventata virale la proposta di spalmarlo sul pollo fritto). Spesso nei reportage di turismo e cultura il (vero) Pesto accompagna la descrizione di altre eccellenze di Genova e Liguria (“Fuggi dalle folle d’Europa in questa affascinante città portuale italiana” titola il 14 agosto Upsider che raggiunge 2,7 milioni di persone in 1.100 località in Australia). Il pesto è il nostro Doctor Jekill, positivo, brillante: “Quando ce vo, ce vo!” posta una ragazza romana di nome Chiara riscuotendo così, semplicemente, una simpatia strepitosa nel mondo social.

Diverso l’effetto comunicativo dell’altro grande messaggero, il Ponte Morandi, un Mr Hyde che richiama sempre la tragedia anche a distanza di tempo, o che viene citato come promemoria di altri guai che perseguitano la Liguria e l’Italia, dai viadotti insicuri, al traffico insostenibile, alle schermaglie della politica nazionale che partendo dal Ponte, che fa audience, mischia il nome di Genova ai destini di qualsiasi cosa, da Atlantia, all’Alitalia, all’ex Italsider(“A Genova si piange mentre il governo cade” titolava un giornale on line addirittura dalla Nabidia). Nel 2019 si è raggiunto un picco altissimo di sentiment negativo durante la commemorazione del disastro (5.704 articoli, messaggi e news), in compenso si è visto qualche spiraglio di luce a partire da giugno quando sono stati fatti saltare i piloni 10 e 11: “Demolizione del ponte di Genova, redenzione dell’Italia ricostruendo una priorità”, ha titolato Xinhua, Cina. Pochi messaggi sui social hanno superato la soglia del cordoglio, della rabbia o della rassegnazione, uno di questi, fra i più virali del 2019, lo ha postato l’economista Carlo Cottarelli la Vigilia di Natale: ”Oggi il sindaco di Genova ha annunciato che da maggio sarà aperto al traffico il nuovo ponte sul Polcevera. Un bravo sindaco, una città che reagisce di fronte alle difficoltà, un esempio di quello che serve all’Italia. Grazie a Marco Bucci e a tutti i genovesi!”. Un altro tweet fra i più seguiti e rilanciati è un esempio della resilienza tutta ligure: “Dovevamo cambiare casa, eravamo decisi a vendere. Poi è crollato il ponte e, con lui, il mercato, rendendo le case invendibili. Allora abbiamo deciso di stare qui, sistemarla, renderla più bella, in attesa che dalla finestra si riveda un nuovo ponte. La vita va avanti” (@ricgazza, gennaio 2019)

Si tratta di segnali che i sociologi chiamano “deboli” e che tuttavia hanno in sé la potenzialità del cambiamento e interpretano un futuro possibile. La città che reagisce e lotta e insiste sui tempi da rispettare è un esempio per alcuni quasi “antiitaliano” (considerato che da noi le opere pubbliche hanno un iter medio di 16 anni).

A leggere quello che si è scritto di Genova nell’ultimo anno, di Pesto o di Ponte o attraverso loro, ci sarebbe da scrivere un romanzo. Per il finale tuttavia è meglio aspettare il 2020. Il Pesto, il nostro Doctor Jekill, parla sempre meno italiano (54% inglese, 30% italiano, 16% altre lingue) e per quanto riguarda il Ponte, il diabolico Mr Hyde, forse le cose non andranno così male come nel famoso romanzo di Stevenson, forse una trasformazione in positivo è ancora possibile e qualcuno non solo da noi, o forse più di noi, comincia a crederci: “Genova progetta un rinascimento mentre ricostruisce il suo ponte  (Lonelyplanet.Com 26 febbraio).

* L’articolo si basa sulle informazioni raccolte grazie alla piattaforma di analisi semantica Monitoring Emotion che opera su tecnologia WebDistilled. Il sistema è stato impostato in varie lingue per analizzare tutte le fonti, nazionali ed internazionali, disponibili – i social media, il web, i blog e le testate giornalistiche online, la carta stampata, le trasmissioni radio e tv digitalizzate. I monitoraggi attivati hanno riguardato il Pesto Genovese e il Ponte Morandi.