Manodopera qualificata cercasi: abbiamo bisogno di tantissimi “u-mani digitali”!

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Un viaggio in rete alla scoperta delle nostre ultime metamorfosi

Con la metafora delle mani che seguono il pensiero, proseguiamo il nostro viaggio affrontando un argomento che non può mancare quando si tratta di “u-mani” e di saper fare: sono gli artigiani, colonna portante della nostra economia e custodi di un saper fare antico. Come stanno affrontando la realtà di oggi tra innovazione di prodotto, di processo e di sistema?

Surfare sul web alla caccia delle nostre ultime metamorfosi, in tema di artigianato, ci porta innanzitutto davanti ad una straordinaria verità: manca personale qualificato. Ma ne manca moltissimo.

Secondo il “Bollettino” del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal (l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) e pubblicato a settembre, saldatori, fabbri e informatici sono tra le figure professionali più richieste che le aziende non riescono a reperire. Numeri alla mano, si attesta complessivamente al 36,4% la quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà nel trovare risorse adeguate. Le figure più difficili sono fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (66,2%), fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati (65,8%), artigiani e operai specializzati del tessile e dell’abbigliamento (65,5%).

Uno spazio professionale – ampio e variegato – nel quale si innestano un ricambio generazionale spesso inesistente, una formazione professionale qualificata a volte difficile da reperire o da trasmettere, un mercato dell’artigianato che quando va a braccetto con il mercato del lusso deve garantire oltre ad una altissima qualità, anche una grande capacità tecnica e di innovazione.

La notizia, pubblicata dall’AGI – una delle principali agenzie di stampa italiane e rilanciata su diversi media – fa il paio con un’altra, pubblicata da Il Sole24Ore nello stesso periodo e dedicata al “distretto del cappello”. Forse non tutti sanno che il distretto fermano-maceratese del cappello assorbe il 70% della produzione italiana di cappelli ed è il primo a livello europeo. Si tratta di circa 1.500 addetti e 90 aziende, tutte rigorosamente artigiane e di piccole dimensioni. Le sfide future, a detta del loro presidente, passano per una competizione internazionale, la necessità di fare sempre più un salto verso l’alta qualità e il lusso, la necessità di favorire un ricambio e una maggiore digitalizzazione sia dei processi produttivi che nella commercializzazione dei cappelli.

Mentre il sistema produttivo dell’artigianato lancia l’allarme e Dolce&Gabbana – sempre illuminanti e visionari – dalla loro passerella veneziana ci confermano che “il futuro della moda è negli artigiani italiani, scopriamo che la rete pullula di esperienze, u-mane, artigiane e digitali.

Tra le più visionarie incontriamo Mirta, segnalata tra le otto startup su oltre duecento da B Wonder – Women move forward, la call per sostenere le startup femminili come stimolo e incoraggiamento per tutta l’imprenditoria guidata da donne. Si tratta di un marketplace per artigiani italiani che sogna un mondo “where the value of an object won’t be signaled by a price or a brand anymore. We envision a world where the value will be signaled by quality, uniqueness and human connection”. Insomma, non solo prezzi o marchi famosi, ma cervelli, mani e cuori di piccoli artigiani indipendenti.

Non si tratta dell’unica piattaforma dedicata all’artigianato, anzi ce ne sono molte, spesso specializzate. Pensiamo a MIPEL LAB, la fiera del settore della pelle conciata con metodi naturali, che ha lanciato – tramite una piattaforma online – un luogo virtuale dove il matching tra domanda e offerta sia attivo 365 giorni all’anno. Oppure “Italian artisan” – al momento oggetto di una operazione di crowfunding molto interessante su Opstart – che intende sviluppare una piattaforma b2b per mettere in contatto marchi internazionali e tessuto produttivo made in Italy.

Il settore è in piena evoluzione e non dimentica le sue potenzialità anche in ambito turistico. È facile (e anche molto interessante), ad esempio, imbattersi nella App “Homo Faber Guide” che offre una ricca selezione di destinazioni artigianali da esplorare e sperimentare. Ideata da una fondazione svizzera che ha la missione di “celebrare e preservare l’artigianato di qualità”, oggi raggruppa più di 1000 artigiani e 450 esperienze in 31 Paesi, con regolari aggiornamenti settimanali che assicurano alla piattaforma una costante evoluzione.

Comunque, se siete una azienda artigiana e volete migliorare la vostra presenza online, attraverso l’ottimizzazione dell’utilizzo dell’e-commerce o dei social, tenete d’occhio le proposte, call, siti-vetrina o possibilità di finanziamento che i diversi territori italiani offrono. Giusto per fare qualche esempio: a Firenze, “Murate Idea Park”, l’incubatore di impresa progetto della Scuola di Scienze Aziendali e Tecnologie Industriali “Piero Baldesi”, ha aperto ufficialmente il suo nuovo bando “CallforCraft”, dedicato alle PMI artigiane fiorentine a supporto del loro percorso di digitalizzazione; in Liguria, Confartigianato – in collaborazione con le strutture regionali per l’internazionalizzazione delle imprese – sta lanciando il progetto “#NEXTLIGURIA: nuovi orizzonti commerciali per le imprese”, che punta a promuovere a livello internazionale la conoscenza, la visibilità e l’immagine dei prodotti del marchio “Artigiani in Liguria” utilizzando metodi e strumenti innovativi di marketing e comunicazione. Stay tuned!

Questo articolo è uscito sul blog 6Memes del Gruppo Maps.