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Cristiano Ghirlanda

Cristiano, cosa vuol dire essere l’Art Director di Condiviso?

Significa innanzitutto aver contribuito alla costruzione di un progetto a partire dalla sua nascita, con tutta la libertà che questo ti lascia e con tutti i rischi ai quali l’eccessiva libertà ti espone: la proverbiale paura del foglio bianco. Si è trattato di costruire l’immagine di chi, come Condiviso, la creazione dell’immagine la vende, e la storia del ciabattino con le scarpe rotte non ha mai funzionato veramente, infatti i ciabattini non esistono più.

Dunque, dividerei in due fasi il lavoro fatto: una prima parte che riguarda la creazione del brand, costituita inizialmente da una fase di studio e di ricerca di key history, fase nel quale un Art Director ha la responsabilità di trasformare un progetto di marketing e comunicazione in qualcosa di visibile sempre e ovunque, in principio attraverso una ricerca dei competitor, poi con la realizzazione di alcune visual identity di prova e, infine, con un lavoro di verifica della correttezza dell’immagine creata. Naming, logo, colori, font e grafica devono essere chiari, leggibili e riconoscibili in ogni strumento di comunicazione, dal social network al catalogo, dal sito web all’advertising. La seconda parte consiste in una sorta di lavoro militaresco: si deve tenere la barra dritta e seguire ostinatamente il progetto d’immagine costruito, altrimenti le cose non funzionano. Ovviamente il tempo cambia le cose e di conseguenza ci sono adeguamenti o scelte da fare, ma se un progetto è buono significa che è stato pensato previdentemente e alcuni passaggi programmati con largo anticipo. Una visual identity ben pensata perdura nel tempo almeno 5 o 10 anni, poi, forse, si può pensare ad un restyling.

Questo è il biglietto da visita di Condiviso: il lavoro che facciamo per noi lo facciamo anche per i nostri clienti, con le stesse regole e la stessa passione.

 

Puoi spiegare cos’è la visual identity e perché è così importante per un’impresa?

No, spiegarlo sarebbe tautologico. Si possono però fare degli esempi: se nel mio curriculum scrivessi che sono meccanico, clown, art director, istruttore di acquagym e promotore finanziario, tranne in rari e fortunati casi, metterei a disagio un responsabile delle risorse umane che vuole velocemente capire se sono il candidato che fa per lui e, a proposito di tautologia, è proprio la frase “tranne in rari casi” la più significativa, perché non si può pensare alla fortuna.

L’immagine di un’azienda permette in pochi secondi di dire ad una moltitudine la cosa più importante. È necessario programmare una comunicazione efficace, semplice, diretta e sempre riconoscibile che rimanga in testa: ogni volta che un’azienda si mostra, ogni volta che parla e che comunica deve mostrare la stessa immagine, altrimenti la perdiamo. Non mi piacciono i paragoni calcistici ma è come se una squadra entrasse in campo e ogni giocatore indossasse una maglietta di colore diverso. Non discuto sul fatto che potrebbe essere esteticamente molto bello, ma oggettivamente non si potrebbe giocare.

L’identità visiva, in buona sostanza, è questo: quell’insieme di forme e colori che comunicano chi sei prima ancora di incontrarti. Le persone che conosciamo le identifichiamo da lontano, per il loro incedere, per la loro struttura o per il modo di vestire, e le riconosciamo quando ci arrivano alle spalle perché ricordiamo il loro passo o il loro profumo. Queste sono cose naturali ma quando si comunica bisogna ricrearle artificialmente e rafforzale quanto più possibile, ne va dell’efficacia e della capacita della propria attività, qualunque essa sia: un prodotto o un servizio.

 

Quando un cliente ti chiede un nuovo logo per il suo brand, da dove prendi l’ispirazione? Come nasce l’idea per la sua realizzazione?

Dunque, è importante intendersi su una cosa: un creativo non è un artista e non è un esteta. La questione non è fare una cosa bella o brutta, ma bensì fare la cosa giusta. Il packaging di un prodotto, ad esempio, dice quasi tutto del suo posizionamento. Se la confezione è bella significa che è costoso, se è brutta significa che è economico (banalizzando). Di conseguenza, se il logo di un’impresa deve esprimere il posizionamento del proprio prodotto o della propria attività, non deve per forza essere bello, ma deve essere coerente, altrimenti esprime falsità sul proprio conto creando un problema etico ancor prima di un errore commerciale.

In ogni caso applico una prassi molto metodica. La prima cosa da fare è guardarsi attorno, che nel mio lavoro significa fare un’attività di ricerca su realtà simili, per cercare fonti d’ispirazione da cui “copiare”. Ovviamente non si replica mai nulla, ma l’ispirazione si cerca e si trova tra le cose intorno a noi, non seduti al buio circondati dal nulla. Significa andare in libreria, cercare su portali di riferimento (Pinterest ad esempio) per poi fare un lavoro con i propri colleghi, in modo da osservare il progetto da angolazioni diverse. Ogni lavoro al mondo è un lavoro di squadra che prende il via da ciò che già esiste. Il passo successivo prevede il lavoro creativo, fase in cui la sensibilità personale e le proprie capacità interpretative diventano soggettive. Infatti ogni professionista ha poi il suo carattere riconoscibile. Personalmente preferisco la costruzione di loghi le cui forme e i cui colori abbiano sempre una funzione e rispondano sempre alla domanda: “ma perché è fatto così?” Credo che questa sia la condizione per fare un lavoro giusto che rispetti la natura del cliente, il suo passato, i suoi obiettivi e che sia in grado di esprimere il valore da comunicare.

Ci è capitato di disegnare loghi per molte categorie diverse: culturali e sociali, alimentari, legate al mondo del lusso o dei servizi. In ognuno di questi casi il progetto è profondamente diverso ma il metodo è lo stesso. Ci sono poi un po’ di regole che, in quanto tali, sono fatte per essere disattese, ma che comunque dettano il gioco. Ad esempio i colori e le forme: l’azzurro è sinonimo di professionalità e competenza, il rosso è allarme, il verde è tranquillità, le forme arrotondate avvolgono, quelle spigolose sono dinamiche. Insomma, basta guardare i segnali stradali, il cui linguaggio è basico ma universale, per capire le funzioni base di ogni espressione visiva. È necessario lavorarci su e confrontarsi con il cliente per costruire proposte e definire un prototipo definitivo.

 

Per svolgere il tuo lavoro quali programmi utilizzi e quali sono le loro funzionalità?

Dipende. Personalmente il percorso che faccio è il seguente: prima di tutto sfoglio libri di settore o cerco online (ammetto che da ormai 15 anni la seconda opzione è di gran lunga la più gettonata) per sviluppare delle idee, poi ne parlo e mi confronto con i colleghi e, infine ma non per ultimo, inizio sempre il lavoro creativo con un foglio di carta e una penna a sfera. Gioco, disegno e cancello. Arrivato a questo punto perfeziono l’idea con i programmi classici del mestiere quali Illustrator, Photoshop, InDesign, After Effects, Premiere o XD, a seconda del progetto e del lavoro da svolgere. È già chiaro oggi che in un futuro breve ci saranno altri strumenti che agevoleranno di molto questo mestiere, ma non ho nessuna nostalgia del passato. La storia è così fatta: una volta per fare un’opera d’arte un’artista doveva avere anche nozioni di chimica per poter rompere, schiacciare e mischiare elementi per creare un colore bello e resistente partendo da pietre o terre. Poi sono arrivati i tubetti della Maimeri e, boom!, gli artisti hanno guadagnato un sacco di tempo che prima utilizzavano per imparare la chimica. Credo che l’innovazione sollevi dal dover perdere tempo nella specializzazione tecnica e aumenti il tempo a nostra disposizione per pensare. Secondo me è un bene, certo, dipende da cosa si pensa…

 

Torniamo indietro nel tempo, quali sono stati i progetti più importanti ai quali hai lavorato?

Nel particolare, a questa domanda non saprei proprio rispondere. Direi però che i progetti che preferisco sono quelli dove è possibile intervenire nella cura di tutti gli elementi della visual identity di un’azienda, sia perché è interessante per un creativo misurarsi con un’attività completa, sia perché anche il cliente ne vede i risultati.

 

Quale parte del tuo lavoro ti appassiona di più?

Mi piace disegnare. Qualsiasi cosa: un logo, un’illustrazione, la grafica di un libro o la grafica web. Mi piace farlo con qualsiasi cosa: una penna, un tablet, una penna grafica o un algoritmo, non mi importa. La parte più bella del lavoro è avere l’idea. Quando arriva è esaltante, anche se poi non ci cambi il mondo, ma è comunque bello crederci.

Palazzi dei Rolli

Condiviso, in collaborazione con Maps Group, ha partecipato alla realizzazione del nuovo sito web del Sito Patrimonio Mondiale UNESCO “Genova: le Strade Nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli”.

Per questo progetto abbiamo fatto un importante lavoro di ricerca stilistica della grafica, infatti, abbiamo deciso di ridisegnare tutte le facciate dei 42 Palazzi dei Rolli. Un lavoro corposo per rileggere in chiave nuova e più moderna le architetture delle facciate dei Palazzi. Le illustrazioni sono state realizzate dai nostri grafici Cristiano Ghirlanda e Laura Delfino.

Si è optato per una grafica in bianco e nero e per la costruzione di un percorso di visita creativo; il nuovo sito permette di navigare e conoscere i Palazzi con grande facilità, di raccogliere informazioni per la visita e di conoscere tutte le news e gli eventi in programma. La navigazione tra i Palazzi può essere fatta tramite le piazze e le strade in cui si trovano, per anno di presenza nell’elenco dei Rolli, se ad uso pubblico o privato e se visitabili o meno.

Oltre alle illustrazioni originali, nel sito sono presenti delle animazioni che rendono la navigazione più emozionante e coinvolgente, per esempio, il passaggio dal giorno alla notte delle illustrazioni delle facciate. Infine, Condiviso ha curato lo sviluppo web del sito e ha svolto le attività di SEO.

Condiviso ha realizzato la parte grafica e le illustrazioni del report annuale 2022 di Cooperatives Europe, l’organizzazione internazionale che rappresenta il sistema cooperativo in Europa.

La collaborazione di Condiviso con Cooperatives Europe è iniziata nel 2017 con la creazione di una immagine coordinata efficace (logo, grafiche, sito, layout dei materiali della comunicazione…), e da allora ci occupiamo della visual identity di questo importante rappresentante europeo.

Il report prende in considerazione il periodo giugno 2021 – maggio 2022, e racconta gli sforzi di Cooperatives Europe per sostenere e promuovere le cooperative in Europa e nel mondo. Per questo progetto abbiamo deciso di utilizzare un’immagine colorata, giovane e dinamica, che rispecchi i temi al cuore del modello cooperativo: partecipazione, democrazia, etica e cura delle persone.

 

Dalla sera del 28 dicembre, Piazza Don Gallo, nel Centro storico di Genova, è illuminata grazie alla nostra installazione artistica permanente voluta dall’amministrazione comunale, progettata da Condiviso grazie alla creatività e competenza delle nostra lighting designer Stefania Toro e realizzata grazie al contributo di alcuni progettisti dell’immagine e professionisti della luce, in seguito ad un percorso di progettazione partecipata che ha coinvolto i residenti.

L’installazione è composta da una seduta al centro della piazza, che grazie a delle pareti traforate proietta contenuti multilingue sulla piazza, da una proiezione di grandi dimensioni sulla facciata dell’edificio lato est e da connessioni di luce sugli accessi da via Lomellini e via del Campo.

L’opera intende valorizzare la piazza dal punto di vista scenografico, connetterla idealmente con le principali arterie di comunicazione del centro storico, farne emergere i valori fondanti – come il rispetto e il senso di comunità – e sottolineare l’importanza che la vegetazione ha all’interno della piazza (vegetazione voluta e curata dagli abitanti), nel rispetto delle esigenze dei residenti e ad integrazione dell’attuale illuminazione pubblica.

Il progetto di Piazza Don Gallo si inserisce in un più ampio progetto pensato in diverse piazze del Centro storico, Lighting for Genoa, dove il lighting design diventa uno strumento di valorizzazione del patrimonio architettonico e del tessuto urbano della città.

 

Contesto

Nel 2014, Piazza Don Gallo è stata oggetto di un importante cantiere di riqualificazione. In questi anni, è stata protagonista di azioni spontanee degli abitanti, che vogliono mantenere la piazza viva e allontanare il degrado e la delinquenza. Associazioni e abitanti cercano così di rendere la piazza sempre più permeabile al territorio circostante e di sottrarla all’isolamento, dato dal fatto che, pur essendo molto centrale, è al di fuori dei percorsi pedonali più frequentati.

Una delle azioni più rilevanti è legata al verde. Sono state collocate innumerevoli piante, per rendere lo spazio più accogliente. Un giardino spontaneo che, simbolicamente, significa “prendersi cura” e viene manutenuto da alcuni abitanti che se ne occupano ogni giorno. Recentemente è stato aperto anche un portierato sociale: un presidio permanente della piazza.

Alcune sedute modulari sono state collocate sperimentalmente per sondare l’uso che gli utilizzatori della piazza ne avrebbero fatto, spontaneamente, e verificarne la resistenza all’usura, nella convinzione che cura genera cura. A distanza di 6 mesi, rileviamo che vengono utilizzate liberamente, creando aggregazione, dialogo, integrazione, valori molto cari a Don Gallo.

Concept

La proposta progettuale d’illuminazione scenografica permanente per piazza Don Gallo nasce dagli elementi valoriali emersi dopo un lungo percorso di ascolto del territorio.

Abbiamo cercato di rappresentare con la luce i valori espressi con forza dagli abitanti, utilizzandoli come perno per rilanciare la piazza e renderla un punto di interesse turistico e un luogo fruibile dai cittadini nella quotidianità.

Le linee guida della fase progettuale sono state:

– valorizzazione scenografica della piazza;

– connessione con le principali arterie di comunicazione del centro;

– integrazione dell’illuminazione pubblica;

– attenzione per le esigenze dei residenti e della comunità;

– valorizzazione dei valori fondanti di Piazza Don Gallo;

– sottolineatura dell’importanza che la vegetazione ha all’interno della piazza.

Il progetto integra diverse soluzioni legate all’utilizzo della luce: una seduta posta al centro della piazza intorno all’albero simbolo piantato nel 2014 in memoria di Don Gallo. Una seduta che vuol essere strumento di aggregazione e che al calar della sera si trasforma in lanterna luminosa per proiettare messaggi al suolo che ci parlano di inclusione, aggregazione, solidarietà, in 6 lingue differenti, proprio a testimonianza dell’interculturalità di questo luogo.

Su una delle facciate (edificio a est della piazza) abbiamo deciso di proiettare della vegetazione fuori scala, evocativa delle azioni intraprese dai cittadini negli anni. Un’illustrazione originale, creata appositamente per la piazza da Cristiano Ghirlanda e Marie Caroline Courbet, graphic designer.

Abbiamo prestato particolare attenzione affinché l’impatto dell’illuminazione fosse adeguato, scegliendo di utilizzare colori tenui per rendere più accogliente l’ambiente circostante. Grazie al mapping, oscurando la luce in prossimità delle finestre delle abitazioni, è stato possibile evitare di invaderle con la luce, in modo da non arrecare disturbo.

Anche nelle connessioni con il tessuto circostante la luce funge da collante: dopo aver individuato gli accessi principali alla piazza (2 da via Lomellini, 2 da via del Campo, 1 da piazza della Nunziata), abbiamo scelto i vicoli di connessione a Via Lomellini, strada di grande passaggio pedonale, per creare una segnaletica luminosa al suolo per accompagnare il visitatore al centro piazza, dove è collocata la seduta – lanterna.

Gli accessi alla piazza, quindi, oltre al toponimo, lanciano al visitatore anche il messaggio chiave del progetto, quello di comunità. Abbiamo scelto la parola comunità e, di nuovo, a rappresentare la multiculturalità che caratterizza la piazza, l’abbiamo declinata in 6 lingue differenti: italiano, inglese, francese, spagnolo, cinese e arabo.

Scheda tecnica

Per l’illuminazione scenografica della piazza sono stati impegnati n. 17 proiettori, per un consumo energetico complessivo di 2,7 KW, meno del consumo di un appartamento.

Tutte le sorgenti luminose utilizzate sono a led. I proiettori con consumi maggiori sono quelli destinati alla proiezione sulla facciata con un consumo ciascuno di 700W.

 

 

Progetto di lighting design: Stefania Toro

Illustrazioni di: Cristiano Ghirlanda, Marie Caroline Courbet

Partner illuminotecnici: Proietta srl, Space Cannon

Carpenteria in ferro: Gnstyle & Co S.R.L.

Committente: Comune di Genova

Ufficio Direzione Ambiente Energy Manager

Ufficio Direzione Rigenerazione Urbana – Urban Center

 

 

 

“Il racconto entusiasmante di chi, giorno dopo giorno, narra delle ricerche, dei risultati, delle vicende professionali e personali di tanti ricercatori e manager dell’IIT”

Si presenta così il primo numero del magazine IIT OpenTalk che abbiamo realizzato insieme alla Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Un viaggio fatto di articoli, interviste, rubriche e testimonianze del lavoro svolto e raccontato dai ricercatori dell’IIT, con lo scopo di offrire ai lettori la possibilità di addentrarsi nel mondo della divulgazione scientifica.

Grazie al lavoro degli scienziati di IIT e, in particolare, del nuovo Direttore Scientifico Giorgio Metta e del Direttore Responsabile della Comunicazione Claudio Rossetti, che hanno trasformato in parole i risultati delle loro ricerche, il magazine ci trasporta, solo per citare alcuni articoli, dal “Bilancio 2019: migliorano i risultati. Cambio al vertice nel segno della continuità”, un’intervista a Gabriele Galateri di Genola, per comprendere i recenti cambiamenti all’interno dell’istituto; passando per “L’impegno nella ricerca farmacologica per sconfiggere le malattie rare, di Francesca Pasinelli, e ancora “Essere scienziato ai tempi del Coronavirus, con Arianna Traviglia, oppure “Genova modello per il paese, un’intervista al sindaco di Genova Marco Bucci, fino a “Plastica: usare con cautela. Il lavoro del laboratorio Smart Materials di IIT”, di Athanassia Athanassiou, “L’Italia e l’Europa in corsa per i nuovi farmaci anti-Covid”, con Tiziano Bandiera; per concludere poi con “Quello che gli occhi non vedono: storia di un pezzo di vetro e dell’arcobaleno” di Alberto Diaspro, per addentrarsi nel mondo della microscopia.

Per questo bellissimo progetto, una collaborazione stimolante, di cui andiamo orgogliosi, ci siamo occupati di progettazione grafica, illustrazione, impaginazione ed editing.

Guarda il video

Cooperatives Europe

In occasione della presentazione del report annuale di Cooperatives Europe, l’organizzazione internazionale che rappresenta il sistema cooperativo in Europa, abbiamo realizzato il concept e le grafiche.

L’annual report include tutti i dati dell’anno appena passato e noi li abbiamo resi leggibili e di impatto attraverso immagini e infografiche, colori vivaci e una impaginazione dinamica.

7p a co-op game on coops

Giochiamo con i 7 principi della cooperazione

7P è un gioco di carte semplice e veloce, coinvolgente e divertente ideato e realizzato dalla cooperativa genovese Demoelà, con la progettazione e il design di Condiviso.

Collaborando con gli altri giocatori contribuirai a creare una società migliore. Vincerete tutti se saprete organizzare al meglio il lavoro in forma cooperativa.

Il gioco presenta il valore dei 7 principi della cooperazione, raccontandoli in maniera creativa e innovativa. Il progetto è nato in collaborazione con Generazioni Legacoop per diffondere la conoscenza dei principi cooperativi tra i giovani e non solo.

Progetto Healthnic

Abbiamo curato l’ideazione e realizzazione della grafica e delle illustrazioni per il sito e le pubblicazioni di HEALTHNIC: un grande progetto europeo che promuove il coinvolgimento attivo di “individui provenienti da diversi contesti culturali in attività di gruppo come cucinare, comunicare, imparare l’ICT, al fine di supportate un processo di riconoscimento identitario e di rinforzo reciproco”.

Il progetto “HEALTHNIC: Healthy and Ethnic Diet for Inclusion” è stato finanziato dalla Commissione Europea, attraverso l’Agenzia Nazionale Greca I.KY. nell’ambito del Programma per la Cooperazione e l’Innovazione, Scambio di Buone Pratiche Erasmus+, Partenariati Strategici per l’Educazione degli adulti.

Riders Magazine

Riders Magazine. Un ritratto dello chef Lamantia, appassionato di moto d’epoca per un articolo pubblicato nel numero di luglio, e un progetto per una storia Jeep.

Pubblicazioni di Cooperatives Europe

Realizzare una pubblicazione è un lavoro complesso e rigoroso: leggibilità, estetica e chiarezza del messaggio dipendono dall’impaginazione. La realizzazione di infografiche e illustrazioni aiutano in maniera immediata la comprensione del “mondo” che la pubblicazione rappresenta o racconta.

Cooperatives Europe realizza regolarmente diverse pubblicazioni: annual report, position paper. Per queste pubblicazioni, spesso tecniche e di difficile lettura, ci ha richiesto un approccio visivo che rendesse chiaro il contenuto prima ancora di leggerlo e approfondirlo.

Realizzazione illustrazioni

La realizzazione di illustrazioni per la creazione di storie è un lavoro complesso che ha bisogno di molte competenze. Un modo efficace per comunicare con l’arma migliore. La creatività.

Illustrazione Tommaso Basilici

L’illustrazione è una modalità straordinaria per raccontare. Disegnare una storia, una attività, una persona, significa trasferire in una immagine i contenuti e i significati più importanti che si intendono comunicare.

Per raccontare e parlare con le immagini  non è solo necessaria una abilità tecnica e artistica, ma occorre una conoscenza e una comprensione della finalità del messaggio e costruirlo con lo stile adeguato.

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